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Karl Marx


Karl Marx
Karl Heinrich Marx – (Treviri 5 maggio 1818 – Londra 14 marzo 1883) - Fu un grande filosofo, economista e pensatore politico tedesco che diede una spiegazione analitica allo sfruttamento dei lavoratori e che fondò il movimento operaio. Insieme a Engels è considerato il padre del socialismo scientifico. Ha scritto il Capitale e il Manifesto del Partito Comunista.

Table of contents
1 Il pensiero marxista
2 Biografia
3 La filosofia marxista
4 Critiche
5 Vedi anche:
6 Link
7 Convenzione

Il pensiero marxista

Marx è conosciuto per la sua analisi in rapporto alla lotta fra le diverse classi sociali. Al centro del suo pensiero sono il capitalismo, il materialismo storico e la dittatura del proletariato, fatta poi propria da Lenin quale fulcro del bolscevismo e della Terza internazionale.

Biografia

Gioventù

Marx nacque da una famiglia borghese: il padre faceva l’avvocato e la madre, Henrietta Pressburg, era, come il marito, di origine ebrea, anche se entrambi si convertirono poi al protestantesimo. Il giovane Karl frequenta il ginnasio nella città natale seguendo i corsi classici e letterali; per volere del padre studia diritto all'università di Bonn, ma più che allo studio si dedica alla vita frivola e godereccia, preoccupando i genitori. Ragazzo scapestrato, viene arrestato per ubriachezza molesta passando persino una notte in carcere; in quel periodo viene ferito ad un sopracciglio in un duello tra studenti; ha dissidi con il padre e, contro il volere di questi, si dedica alla poesia.

Nel 1836 si fidanza in segreto con Jenny von Westphalen, ma contrariamente a quello che supponeva Karl, questa volta i genitori non lo contrastano; nell'autunno dello stesso anno parte per studiare Diritto in un austero ateneo di Berlino, dove aveva insegnato Hegel. A Berlino, Marx scrive poesie alla fidanzata che verranno poi raccolte in due libri: "Libro dei canti" e "Libro dell'amore".

Nonostante questo periodo di romanticismo, la politica gli scorre già nel sangue e, constatata la precarietà in cui vivono i lavoratori dell'epoca, vorrebbe che per loro vi fosse un modo migliore per vivere. Entra così a far parte del circolo dei giovani della "sinistra hegeliana", trovando subito un'intesa con i componenti del circolo, con cui condivide la passione per gli studi filosofici.

La sua tesi di laurea - che verrà in seguito pubblicata – riguarda la "Differenza fra la filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro"; ma al conseguimento della laurea 1841 preferirà all’insegnamento della filosofia la professione di giornalista. Collabora così dal 1842 con Arnold Ruge, che fa parte anch’egli della sinistra hegeliana e che ha appena fondato la "Rheinische Zeitung" (la "Gazzetta Renana") scrivendo articoli che vanno dalla libertà di stampa alla denuncia di frodi, furti di legname e questioni riguardanti le lottizzazioni terriere. Il giornale avrà vita breve e verrà chiuso dopo poco tempo a causa della censura.

Il periodo di Parigi

Ruge, trasferitosi a Parigi, invita Marx a raggiungerlo e gli offre un lavoro presso la rivista "Annali franco-tedeschi" dietro una retribuzione di 500 talleri. Questa fortuita occasione consente a Marx di sposare Jenny nella chiesa di Kranznach il 19 giugno 1843; dopo di che i due partono insieme per Parigi. Nella capitale francese, Marx conosce Friedrich Engels che sarà suo amico per la vita e da cui riceverà sempre un aiuto morale e materiale.

Anche la rivista degli annali franco-tedeschi intanto non ha lunga vita per via di alcuni articoli che Marx scrive sul problema degli ebrei e sulla religione; la conseguenza sarà la chiusura del giornale e la pressione da parte del governo prussiano su quello francese affinché fosse impedito un rientro in Germania per i redattori. Ma poco tempo dopo Marx viene espulso anche dalla Francia poiché il governo francese non tollerava gli scritti rivoluzionari (soprattutto i Manoscritti economico filosofici nei quali Marx descriveva l'alienazione del lavoro industrializzato); in questo periodo si era iscritto da poco alla Lega dei giusti iniziando a collaborare con il giornale comunista "Vorwarts". Fa in tempo a frequentare e a conoscere Pierre-Joseph Proudhon, Louis Blanc e Michail Bakunin e il poeta tedesco Heinrich Heine.

Il periodo di Bruxelles e del "Manifesto"

Marx si rifugia quindi a Bruxelles che a quei tempi era una città fra le più tolleranti e dotata di una politica meno confusa. Nel 1845 viene raggiunto dall'amico Friedrich Engels; pubblicano insieme "La sacra famiglia" e iniziano a scrivere "Ideologia tedesca", un'analisi filosofica sul rapporto fra l’ uomo pensante, e quindi spirituale, e la vita materiale (materialismo storico).

Nel 1847 Marx scrive il Manifesto del Partito Comunista (che pubblicherà a Londra l'anno successivo) su incarico del primo congresso dell’allora clandestina "Lega dei comunisti"; il Manifesto – che termina con il celeberrimo appello: "Proletari di tutto il mondo unitevi" - venne tradotto in seguito in tutte le lingue europee. La "Lega" infatti esisteva ovunque ci fossero associazioni di operai tedeschi e fu la prima a formare il movimento operaio di quasi tutta l’Europa.

Ma le cose non vanno bene nemmeno a Bruxelles. Marx viene arrestato, sempre su pressione della Prussia, ed espulso; non c’è più alcun Paese dove si possa rifugiare, ovunque corre il rischio di venire arrestato, il male minore rimane pur sempre tornare in Germania, dove fonda la "Neue Rheinische Zeitung", l'unico giornale a sostenere il punto di vista degli operai e dei proletari. Quando nel 1848 avvenne il colpo di stato in Prussia il giornale esortava la popolazione a non pagare le tasse e a rispondere alla violenza con la violenza.

Il periodo di Londra e del "Capitale"

Due anni dopo Marx viene espulso nuovamente anche dalla Germania. Si ferma per un breve periodo a Parigi, poi si rifugia a Londra, dove vive nel quartiere di Soho in grandi ristrettezze economiche tanto che - raccontano gli amici - non può uscire da casa perché ha impegnato persino gli abiti.

A Londra un libro sul colpo di stato in Francia del 2 dicembre 1851, "Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte". Intanto muore uno dei suoi figli, Edgard, a causa dell’ambiente malsano in cui è costretto a vivere con la famiglia; il suo lavoro al British Museum non basta a mantenere la famiglia, ma nel 1856 la moglie riceve una piccola eredità e finalmente possono lasciare il quartiere e trasferirsi in una zona più confortevole della periferia di Londra. Siamo giunti alla fine del 1858 e Marx si accinge a scrivere i Lineamenti fondamentali della critica dell’economia politica, lavoro preparatorio in vista della ormai progettata stesura del primo libro de Il Capitale.

Ma le cose non vanno ancora bene: lui e la moglie si ammalano di vaiolo e inoltre, prendendo a pretesto la calligrafia illeggibile, la sua domanda di assunzione presso le ferrovie non viene accettata. Giunge in soccorso una piccola rendita lasciatagli dalla madre che muore nel 1863.

Il periodo della Prima Internazionale

Marx, nonostante questi eventi tumultuosi, continua nella sua attività di analisi della società del suo tempo e redige il programma e lo statuto, oltre che un indirizzo di saluto, della Prima Internazionale dei lavoratori appena fondata (1863). Entra in conflitto con Michail Bakunin e Pierre-Joseph Proudhon, dei quali non condivide, rispettivamente, le tendenze anarchiche del primo e il conservatorismo del secondo.

Quattro anni dopo, nel 1867, esce il primo volume de Il Capitale, pubblicato dall’editore Meissner di Amburgo; ma la rendita che gli ha lasciato la madre non basta per vivere così che l’amico Engels vende la quota che aveva in una fabbrica di Manchester e gli corrisponde una rendita in modo che la famiglia possa vivere in modo decoroso. A Parigi, durante la Comune, Marx fornisce una analisi precisa della tematica del Capitale in "La guerra civile in Francia del 1871". Quattro anni dopo scrive "Critica al programma di Gotha".

L’orazione funebre di Engels

Il 2 dicembre 1881 muore la moglie Jenny: Marx non si riprenderà più da questa grave perdita; si ammala di bronchite iniziando a tossire sempre più intensamente; a gennaio perde anche la sua primogenita, di soli 38 anni; alle già sue precarie condizioni di salute si aggiunge un’ulcera polmonare e il 14 marzo del 1883 alle 14,45 Marx muore. Viene sepolto a Londra nel cimitero di Highgate il 17 marzo: il suo amico Engels legge un’orazione funebre che recita così:

"I governi, assoluti e repubblicani, lo espulsero; i borghesi, conservatori e democratici radicali, lo coprirono a gara di calunnie. Egli sdegnò tutte queste miserie, non prestò loro nessuna attenzione, e non rispose se non in caso di estrema necessità. È morto venerato, amato, rimpianto da milioni di compagni di lavoro rivoluzionari in Europa e in America, dalle miniere siberiane sino alla California. E posso aggiungere senza timore: poteva avere molti avversari, ma nessun nemico personale. Il suo nome vivrà nei secoli, e così la sua opera!".

Marx ha scritto Il Capitale strutturandolo in tre ponderosi tomi (specialmente il terzo) ma senza, probabilmente, terminarlo; molti studiosi sono giunti alla conclusione che il progetto originario dovesse essere molto più ampio. Engels, comunque, integrerà il lavoro di Marx e farà pubblicare nel 1885 (il secondo volume) e nel 1894 (il terzo).

La filosofia marxista

L'economia

Il filosofo individua nell'economia il motore primo ed unico della storia all'interno di una concezione deterministica per la quale la storia è già scritta: acutamente osserva che in un'ottica deterministica la libertà e il potere dell'uomo sono solo di accelerarla o rallentarla, ossia stabilirne i tempi (e forse i modi) di accadimento. Soltanto la storiografia marxista rivedrà intorno al 1960 dopo un acceso dibattito questa posizione, identificando nella storia due motori, gli ideali e le cause economiche. Dunque, tale dottrina ha influenzato profondamente molta della storiografia successiva(essendo diversi grandi storici di matrice marxista).

La sua visione dell'economia fa riferimento alla "teoria del valore", secondo cui il prezzo di scambio dei beni dipende strettamente dal lavoro dell'uomo: da esso dipende la quantità di plusvalore aggiunto durante le fasi della produzione ed esso influenza quindi il prezzo finale dell'oggetto prodotto. Il lavoro non è solo fonte del valore economico, ma anche del profitto.
Degli economisti classici (Adam Smith, Ricardo) riprende il metodo di analisi economica, criticando la visione liberistica per cui il capitalismo avrebbe accresciuto la ricchezza delle nazioni. Critica le teorie economiche borghesi come prese di posizione a favore dei capitalisti. Per primo evidenzia i problemi di alienazione del lavoratore nelle fabbriche.

L'economia determina la sovrastruttura e, dunque, l'indagine economica diviene anche filosofica; mentre gli economisti classici (che erano anche filosofi - Adam Smith è il fondatore della Chiesa dei mormoni) tenevano distinte le due dimensioni.

Dal filosofo Hegel Marx deriva la concezione dialettica dell'economia e della storia: le contraddizioni e i conflitti sono inevitabili e vengono superati automaticamente, fino alla realizzazione finale definitiva. Tuttavia l'idea di Hegel circa l'affermazione dialettica dello spirito al termine del processo storico è fortemente criticata da Marx, che gli rimprovera di aver visto la storia 'a testa in giù': sarà lui a 'raddrizzarla' affermando la sua opinione circa la materialità della produzione sociale.
Il progressismo viene, quindi, non da una dialettica hegeliana intrinseca all'essere (servo-padrone), ma da un'analisi economica che evidenzia come la caduta tendenziale del saggio di profitto (ossia della percentuale annua di crescita dei profitti, del PIL e della ricchezza pro-capite) avrebbe presto dissuaso dal produrre i proprietari dei mezzi di produzione che per profitto producono, e, causa il peggioramento delle condizioni di vita, per un minore reddito pro capite, anche la rivolta del proletariato (la classe sociale che Marx riconosceva nei lavoratori come nullatenenti, e proprietari appunto della sola loro prole).

Secondo Marx le contraddizioni interne al sistema capitalistico lo conducono a crisi cicliche di sovrapproduzione, in cui la capacità produttiva supera la domanda dei consumatori. Inoltre esso tende a trasformare la società estendendo numericamente la classe proletaria e riducendo quella dei capitalisti a pochi individui con fortissime concentrazioni di capitale.

Ludvig Bernstein, socialdemocratico, contesterà con nuovi dati storici e argomenti l'idea di un capitalismo che impoverisce progressivamente e non può essere modificato dall'interno. Dell'analisi marxista si dibatterà anche molto il dopo e il futuro della dittatura del proletariato, non precisata da Marx.

La rivoluzione inevitabile doveva essere anticipata, creando fra i proletari una coscienza di classe, che gli facesse ammettere l'impossibilità teorica di un'evoluzione democratica del capitalismo nei loro confronti, a riconoscergli diritti e tutele. Di qui l'opera divulgativa e l'impegno per la rivoluzione proletaria.

Il materialismo storico

Alla base di tutto, secondo Marx vi è la struttura economica, vista come un insieme di individui in relazione tra di loro per produrre e distribuire merci. Tale struttura, e gli attriti che all'interno di essa si generano, sono considerati il vero motore della storia. Il termine materialismo deriva proprio da questo, e non va confuso con l'omonima corrente filosofica, vicina ad Epicuro e Lucrezio, secondo cui tutto è materia, l'anima non è immortale e il pensiero è un'illusione. Quello di Marx, piuttosto, può essere chiamato economicismo. Secondo lui ogni altra cosa (quale l’arte, il diritto, la filosofia, la religione, ecc..) è semplicemente una sovrastruttura, derivata dalla struttura economica e, inoltre, solo strumento funzionale alla conservazione del potere a vantaggio della classe dominante.

Il mutamento della struttura economica vive diverse fasi:

  1. Situazione di equilibrio. Le forze di produzione sono adeguate ai rapporti di produzione.
  2. Squilibrio. Poichè le forze di produzione si evolvono più rapidamente dei rapporti, vi è attrito tra le due entità e questo rimane fino a quando non si modificano i rapporti di produzione in modo che si adeguino alle forze produttive.
  3. Ritrovato equilibrio. Si ha dopo il suddetto adattamento, ossia dopo una rivoluzione. Un esempio classico che spesso viene citato è quello dell'ascesa della borghesia che segna il passaggio dall'età feudale a quella moderna. Poichè la classe borghese acquisiva col tempo maggiore potere economico, essa non poteva accettare il potere autocratico dell'aristocrazia. Quindi fu portatrice di nuovi ideali di uguaglianza degli uomini e libertà che legittimassero un nuovo sistema sociale favorevole alla classe borghese. Nella storia ciò si traduce nella caduta dell'Ancien régime e nella Rivoluzione francese.

Come si può vedere, Marx sosteneva che fosse la struttura economica a determinare la sovrastruttura filosofica e giuridica, e non viceversa.

In sostanza, l’analisi concettuale, lo studio e lo sviluppo del pensiero marxista risalgono alle prime forme di convivenza fra gli uomini, fin dal tempo dei popoli primitivi, prendendo in considerazione la loro primordiale organizzazione sociale. Da questo punto di partenza, Marx individua alcuni principi basilari che fondano il suo pensiero:

  1. l'evidente conflittualità storica fra gli interessi dei capitalisti e quelli dei lavoratori, che sono diametralmente opposti
  2. l’alienazione del lavoro come contraddizione centrale del sistema capitalistico
  3. la religione, considerata come un oppio dei popoli e come una semplice sovrastruttura
  4. il diritto, inteso anch’esso come una sovrastruttura ideata dalla ‘’proprietà’’ (testamento, contratti, ecc.) per conservare la propria ricchezza
  5. l’arte, essa pure avvertita come sovrastruttura tesa semplicemente a produrre profitti economici

La lotta di classe

Generalmente le società sono divise in classi. In ogni società ci sono persone che possiedono i mezzi di produzione (classe dominante), ed altri al servizio dei primi in una condizione di lavoro dipendente.
In accordo con l'ottica secondo cui la struttura e le lotte di classe sono il vero motore della storia, Marx individua ed analizza alcuni sistemi tipici di società di classe.
Le società antiche basavano la produzione sullo sfruttamento degli schiavi. Le classi in lotta erano tuttavia quella dei patrizi, la più ricca, e quella dei plebei, classe intermedia i cui appartenenti non erano e non possedevano schiavi.

Nelle società feudali la produzione era fondata sul possesse della terra e i servi della gleba, contadini giuridicamente legati al feudo in cui vivevano. Accanto a questa classe si trovavano una superiore di proprietari terrieri aristocratici, ed una intermedia di artigiani e commercianti residenti in città. In questa fase sono proprio questi ultimi a rivendicare maggiore autonomia: è la cosiddetta ascesa della borghesia.

Nella società capitalista la principale forma di proprietà è il capitale industriale, ossia il denaro e i macchinari industriali che con esso si possono acquistare e sono strumenti necessari, insieme al lavoro dell'uomo, per la produzione. La principale divisione di classe è quella tra capitalisti e proletariato. Secondo Marx il ribaltamento della classe borghese ad opera di quella operaia sarà (un futuro rispetto al tempo in cui egli scrive) automatico ed inevitabile. Tale ribaltamento sarà l'ultimo nella storia ed condurrà ad una società senza classi.

L'alienazione

Dal filosofo Hegel Marx apprende che "il lavoro nobilita l'uomo". Nell'età industriale posteriore ad Hegel, il lavoro è semplice e ripetitivo, l'operaio è pagato male e lavora molte più ore dei vecchi artigiani, ad una singola fase senza più vedere il frutto completo della propria arte. Oltre al problema del sostentamento, c'è anche il problema umano di un lavoro spersonalizzante che non realizza più la persona; in un mondo di manodopera a basso costo e per lavori semplici, facilmente sostituibile poco vale l'idea hegeliana della dialettica servo-padrone: il servo non si sostituisce al padrone, è il padrone che può facilmente sostituirlo.

Ideologia e falsa coscienza

Per Marx l'ideologia è la visione del mondo imposta dalla classe dominante a quelle sottoposte e affermata come universale. Essa è dunque uno strumento di dominio e controllo, finalizzato al mantenimento del potere e alla conservazione dello status quo. L'ideologia è l'insieme delle idee politiche, morali, filosofiche, ecc.. che sono espressione e giustificazione dei rapporti di produzione dominanti.
A questo proposito il diritto borghese sarebbe colpevole di mascherare sotto un'apparente dichiarazione di uguaglianza degli uomini una condizione di sfruttamento economico in cui, nei fatti, gli uomini uguali non sono.

Egli usa anche il termine 'falsa coscienza' per indicare l'ideologia quando questa è considerata dal punto di vista della classe subordinata. Quest'ultima l'accetta considerandola verità, accetta quindi anche la sottomissione considerandola inevitabile e una condizione immutabile della natura. Marx sostiene che solo una 'coscienza di classe' potrà condurre all'affermazione della classe operaia su base mondiale. E' infatti suo il motto 'proletari di tutto il mondo, unitevi!'.

La religione, Dio

E' di Marx l'espressione: "la religione è l'oppio dei popoli", che predicando un'esistenza ultraterrena migliore, consolerebbe la classe proletaria alla rassegnazione, a credere inutile qualunque rivoluzione, dissuadendola dalla ribellione con la paura del peccato. Come ebreo educato alla Torah fin da bambino e come allievo di Hegel, il filosofo si pose il problema di Dio e non negò la sua esistenza. Disse che la religione era un prodotto della struttura economica: ciò non necessariamente toglieva veridicità ai suoi contenuti; anche se, in ogni filosofia, la religione necessita di contenuti eterni, non mutevoli al variare della struttura economica.

Dalla scuola di Hegel trassero ispirazione Marx, Feuerbach, Kierkegaard, i più grandi pensatori del tempo (tedeschi i primi due, danese il terzo); l'hegelismo li spacco` in destra e sinistra hegeliane. Tutti concordi nel dire che religione e filosofia dicono le stesse cose in forme diverse. Eppure divisi: la destra conservatrice nel privilegiare che "tutto ciò che è reale è razionale", la sinistra progressista nel sottolineare l'altra faccia della medaglia, il secondo ramo dialettico della frase hegeliana: "tutto ciò che è razionale è reale", ossia può anche divenire realtà (ciò che è vero è vero ed è vero anche che può essere).

Le rivoluzioni

Stando alla visione dialettica e materialista della storia, le rivoluzioni non sono avvenimenti politici fortuiti, ma l'espressione di necessità storiche. Esse assolvono dunque funzioni necessarie e si producono quando hanno luogo le condizioni.

L'ultima rivoluzione sarà quella proletaria e al termine di essa si affermerà la società ugualitaria senza classi. Su quest'ultimo punto vi sono notevoli divergenze nell'interpretazione del pensiero marxiano. Marx non sembra indicare esplicitamente se la rivoluzione debba essere armata o meno. Egli non si esprime chiaramente neanche sulla fase di transizione dalla società capitalista a quella comunista.

Critiche

Le critiche principali al pensiero marxiano sono le seguenti:
  • Fallimento storico della rivoluzione russa. Attribuito da certi critici all'errata previsione di Marx, e dai suoi sostenitori alle inadeguate scelte politiche dei gerarchi sovietici, alla corruzione nel partito, ed in definitiva all'aver realizzato qualcosa di diverso dal progetto di Marx. Secondo alcuni altri studiosi, la vera rivoluzione non è ancora avvenuta, ma attende nel futuro il maturamento delle condizioni, ossia la naturale disgregazione del sistema capitalista.
  • Imprevisti storico-economici. Secondo alcuni critici Marx non aveva previsto la comparsa delle società industriali e delle multinazionali, ossia di aziende produttive il cui possesso non è appannaggio di un solo capitalista, ma di un gruppo di persone.
  • Ruolo delle idee. E' una tesi molto diffusa che, per quanto la struttura economica sia notevolmente influente sulla "sovrastruttura" filosofica, giuridica e dei valori; tuttavia non sia strettamente determinante come pensava Marx. Secondo i critici Marx considera erroneamente nulla l'influenza delle idee e dei movimenti intellettuali e religiosi nelle rivoluzioni e nei cambiamenti sociali: le idee avrebbero dunque anche capacità di determinare il mutamento sociale e non solo di essere determinati da esso.

Vedi anche:

Link

Convenzione

Per convenzione si usa il termine 'marxiano' per indicare gli scritti ed il pensiero di Marx. Si attribuisce l'aggettivo 'marxista' alle opere e alle teorie dei successori di Marx che, pur sostenendo di possedere l'interpretazione autentica, sono criticate da alcuni studiosi che ne individuano sottili differenze: Lenin, Stalin, ecc..

(Vedi: Portale Filosofia | Progetto Filosofia)

 


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